giovedì 27 ottobre 2016

Dario fa un regalo di Halloween ai lettori

L'ultima volta che ho parlato dell' autore Medeiros G. Dario è stato in merito alla sua presentazione del romanzo "Aunthur: L'ascesa del Domithrill", titolo con cui ha ufficialmente esordito nel mondo della letteratura. Dario, peró, nonostante i primi ostacoli nella giungla dell'editoria, è molto indaffarato non solo nella stesura del secondo volume della sua saga di punta, ma anche in progetti paralleli e totalmente indipendenti. Sul suo sito ha infatti attivato una newsletter che permette di rimanere aggiornati sui suoi prossimi movimenti, tra cui prossime presentazioni del suo primo lavoro e accenni a nuove pubblicazioni; inoltre gli iscritti parteciperanno passivamente ad un'estrazione sotto Natale che vede in palio una copia firmata di Aunthur e un gadget a sorpresa.
La notizia dell'ultima ora, però, è che Dario rilascerà sul suo sito un inedito racconto horror che ci promette essere "coi fiocchi" e naturalmente chi è iscritto alla newsletter lo riceverà in anteprima esclusiva.
Personalmente sono eccitato all'idea di un racconto dell'orrore scritto dalla stessa mano che in Aunthur si è dimostrata tanto descrittiva, ma a nessuno farebbe male leggere qualcosina in più. 
Per iscriversi alla newsletter (non obbligatoria), o anche solo informarsi un po' sul conto dell'autore, vi lascio al link del suo sito web.
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lunedì 24 ottobre 2016

Il surrealismo di Federico

«Una volta che il mostro è sul foglio, è più facile analizzarlo e confrontarsi con lui.»

L'arte non muore mai. È dentro alcuni di noi, come se ci scegliesse alla nascita. Cresce a pari passo con l'artista, sviluppandosi intorno a ciò che lo ispira. Non tutti troviamo presto la nostra vocazione, alcuni scoprono i propri talenti solo in età adulta; ci sono pochi, invece, che ricordano di essersi dedicati a una passione fin da quando hanno memoria. È il caso di Federico, in arte Federico "Super", un giovane disegnatore, illustratore e pittore romano. Federico ha trovato il giusto connubio fra passione e lavoro quando ha deciso di imparare a tatuare, rendendo il disegno la sua principale attività lavorativa, ma per dedicarsi al suo mestiere ha trascurato la pubblicizzazione dei suoi quadri, che meriterebbero ben più attenzioni. «Con la pittura non ci si arricchisce da decenni» commenta quando gli chiedo perché. Eppure lui continua a dipingere, per pura passione e senza dare uno scopo ai suoi risultati. Per assurdo, mentre nel mondo del tatuaggio predilige uno stile neo tradizionalista, con le tempere si dedica al surrealismo più sfrenato e contorto.

«La mia maggiore influenza, come per molti, è Salvador Dalì, ma il mio tratto si è sviluppato anche attorno al più cupo Beksinski; è stato lui ad "insegnarmi" ad esprimere concetti più forti. Ovviamente sul lavoro non posso attingere a tutto questo perché il surrealismo non è nella storia del tatuaggio, non c'entra niente. Ho dovuto trovare uno stile che mi piacesse comunque ma che rientrasse nei nuovi canoni e ho scelto il neo tradizionalismo perché è esteticamente d'impatto e si basa su soggetti non troppo realistici ma neanche troppo semplici.
Comunque, la differenza sostanziale sta nel fatto che il tatuaggio è su ordinazione, mentre quando mi metto ad armeggiare con le tempere lo faccio per sfogo personale, non perché qualcuno me lo chiede. Non ho tempi di lavoro prestabiliti, non ho una bozza da cui cominciare, né una richiesta da elaborare o uno schizzo preso dal web. Ogni volta che ho dei pensieri negativi non perdo tempo ad interpretarli: li metto su carta. È come liberarsi di un peso e, una volta che il mostro è sul foglio, è più facile analizzarlo e confrontarsi con lui.»

Federico dipinge parallelamente ai nostri attimi di riflessione, sostuisce l'arte al pensiero invece di lasciarli lavorare insieme, senza pianificare mai nulla e lasciandosi quindi guidare dalla vera ispirazione. A mio parere stiamo parlando di una rara forma di profonda introspezione, quella che caratterizza chi davvero coltiva una passione anziché sfruttarla; senza le nostre attenzioni, però, da tutto ciò scaturisce soltanto una serie di soddisfazioni che si impolvera all'interno di un archivio personale.
Il minimo che possiamo fare è dare un'occhiata. 


"Fastidioso Groviglio"



"Annidamento: Donna Malforme"



 "Circostanze Travolgenti"



"Multipla Visione"



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giovedì 13 ottobre 2016

Intervista a Varyo

Le mode vanno e vengono, gli anni passano e il ciclo si ripete. Nel particolare caso della cultura Hip Hop possiamo affermare di essere vicini alla fine del ciclo, la parte in cui le persone hanno cominciato a perdere interesse in quello che fino a un paio d'anni fa era un vero tormentone per molti e un vero tormento per molti altri. Stiamo ovviamente parlando del rap, ma non è questo l'argomento che tratteremo. Ci sono alcuni, infatti, che delle mode se ne infischiano e che cercano di seguire la propria vocazione prima, durante e dopo le attenzioni del grande pubblico.
Ho avuto il piacere di parlarne con Luca A., in arte Varyo, un beatmaker. Per chi non avesse la minima idea di cosa stia dicendo, un beatmaker è quel produttore che si occupa della base strumentale su cui i rapper cantano. Varyo fa parte di quei pochi appassionati che, anche senza "cavalcare l'onda", sono rimasti in circolazione fino ad oggi, continuando a produrre musica in maniera del tutto indipendente e senza contare sull'appoggio di nessuna etichetta.
La composizione è il suo cavallo di battaglia: crea fantastiche melodie, specialmente col piano, originali e dal suono nostalgico, distinguendosi nei generi smoothgangsta e new school e prediligendo un sound dalle sfumature emotive. Ho avuto l'occasione, inoltre, di porre al giovane produttore una manciata di domande e di riportare qui le sue risposte.

D: Come e quando hai cominciato a produrre?
R: Avevo sedici anni e la passione per l'hip hop: vestivo largo, facevo graffiti, incidevo "canzoni" rap con microfono e pc dentro una cameretta. Non impiegai molto a capire che per il writing non ero portato e che non sarei mai potuto essere un rapper. Ma assolutamente volevo far parte di quel mondo, quella era la cultura che sentivo mia. Così scaricai sul mio computer una copia pirata di un costoso software di produzione musicale e cominciai a smanettarci. Nel 2009 ho iniziato a produrre, senza quindi nessuna competenza se non quella fornitami dalle poche lezioni di musica seguite alle scuole medie.

D: Quante strumentali hai prodotto? E quante di queste sono state usate, in linea di massima?
R: Ho da poco superato i 900 progetti, molti dei quali accantonati perchè ritenuti da me "non di buona fattura". Direi una cinquantina di beats sono stati utilizzati.

D: Una cinquantina? Perché così pochi?
R: Perché molti li acquistano e non li usano, ho venduto beats che poi non sono mai stati usati. E c'è anche un altro motivo, che dovrebbe farci riflettere. Molti "artisti" preferiscono scaricare beats gratuitamente e in scarsa qualità audio, per poi adattarcisi. Ci sono rapper che incidono, per tutta la loro carriera, solo mixtape, cioè dischi composti cantando su strumentali già utilizzate.

D: Hai sempre prodotto senza mai affiliarti in maniera permanente ad un artista o a un gruppo. C'è qualche motivo in particolare?
R: Preferisco non essere vincolato, produco molto e molti generi, non voglio focalizzarmi solo su un paio di questi per andare incontro alle esigenze di un solo gruppo/artista. Ho molti amici rapper e ancor prima di finire la strumentale ho già in testa a chi proporla con la certezza di avere un buon prodotto.

D: Quante ore di lavoro impieghi per ogni strumentale?
R: Ci sono molte variabili, sono capace di restare quindici giorni sullo stesso lavoro senza trovare un'idea decente per il ritornello, finendo poi magari per abbandonarlo e riprenderlo a mesi di distanza. Altre volte invece sono una valanga di idee e in mezza giornata posso iniziare e finire un'intera traccia.

D: Quindici giorni sembrano tanti. È un po' come il blocco dello scrittore?
R: indipendentemente da come vogliamo chiamarlo si tratta dello stesso blocco, di quel blocco che vale per ogni forma d'arte.

D: Ovviamente non vivi di produzioni musicali, hai un lavoro a sostenerti; eppure continui a produrre. È per pura passione o perché speri di sfondare?
R: La speranza è sempre quella di riuscire a farne il proprio lavoro, ovviamente, ma sono consapevole di come stanno le cose; e sembra purtroppo che non ci sia spazio per tutti nel mondo della musica. Per ora mi diletto "amatorialmente" con la certezza che la meritocrazia busserà alla porta di coloro che sono degni di far parte di questo business.

D: Hai altri interessi oltre alla produzione musicale, immagino. In che modo, se lo fanno, i primi interagiscono con la seconda?
R: Ho sempre amato manga, anime e videogaming. Spesso hanno contribuito alla mia produttività musicale, sia come ispirazione che fornendomi direttamente dei possibili campioni per le mie strumentali.

D: Un messaggio per chi sta leggendo?
R: Rappers, comprate beats esclusivi da noi beatmaker, fate il salto di qualità. Su "When it rains it pours" a 128 kbit/s estratta da youtube ci hanno rappato giá tutti. Investite sulla vostra passione, beats esclusivi e registrazioni di qualitá sono tutto al giorno d'oggi.

Si conclude così la nostra chiacchierata, di cui siamo entrambi molto soddisfatti.
Varyo è un produttore attivo, efficace e per le tasche di tutti, e devo ammettere che come lui sono rimasti davvero in pochi.
Vi lascio quindi con il link della sua pagina Facebook presso cui può essere contattato e con un'esclusiva PROMO dei suoi lavori, che decisamente merita di essere ascoltata.
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lunedì 3 ottobre 2016

La presentazione di Aunthur

Sabato 1/10/2016, 18:00, Mondadori Bookstore, centro commerciale La Romanina.
Al tavolo davanti a noi siedono Dario G. Medeiros, che esordisce in questo momento con il libro in questione, Alessandro Lalli di Jailbreak Arts, che ne ha curato le illustrazioni, e Massimiliano Milesi, regista teatrale della Permis de Conduire, un mentore del giovane autore.
Dario è visibilmente emozionato per l'evento, ma chi non lo sarebbe? Dopo un rapido saluto preferisce far rompere il ghiaccio a Massimiliano. «Non sono amante del fantasy» premette il regista raccontandoci un breve aneddoto sulle sue reazioni ad altre opere sul genere «ma se c'è qualcosa che salta all'occhio riguardo ad Aunthur: l'ascesa del Domithrill è la componente cinematografica. La capacità descrittiva dell'autore, semplice e diretta, ci aiuta ad immaginare scenari fantastici e a immergerci nella storia, stimolando la nostra sensorialità.» Ottima introduzione per un libro fantasy, e la parola passa all'autore. Dario supera l'imbarazzo iniziale e ci rivela un sunto delle prime pagine: «La storia inizia nel New Jersey con la giornata perfettamente ordinaria di un ragazzo perfettamente ordinario; poi ha inizio una serie di fenomeni atmosferici che, sempre più anomala, si rivelerà collegata in qualche modo al pianeta di Aunthur, dove sarà ambientata l'avventura vera e propria.»
Al menzionare un "pianeta" probabilmente alcuni di noi restano perplessi, quindi il giovane autore specifica «In Aunthur non troverete le ambientazioni e gli elementi classici del fantasy; non troverete elfi, nani, gnomi o troll: troverete altre cose.
Allo stesso tempo, è molto presente il tema principale di ogni fantasy che si rispetti: l'intrinseca, eterna lotta fra il bene ed il male.»
È il turno di Alessandro, l'illustratore, che ci spiega di aver curato fronte/retro del volume è più di una dozzina di illustrazioni interne e la mappa di Aunthur.
«Era la prima volta che affrontavo una sfida del genere e mi sono divertito molto. Disegnare cose che esistevano solo nella testa di Dario, un lavoro di cui andare fieri.» Dario lo interrompe per avvertirci del fatto che Jailbreak Arts non si occupa di illustrare libri, ma capi di abbigliamento.
«Abbiamo dovuto restringere la mappa al layout di una pagina» -spiega Alessandro- «Quando Dario me l'ha proposta era la mappa dell'intero pianeta!»
«Il volto di Rhei» -commenta l'autore riferendosi al disegno sul retro del libro, che ritrae il protagonista- «è volutamente oscurato per lasciare che il lettore si immedesimi nel viaggiatore, affinché scopra le meraviglie di questo luogo insieme a lui. Quella di Aunthur è un'avventura da vivere in soggettiva.»


Al termine della presentazione, Dario, Alessandro e Massimiliano hanno convinto ad acquistare Aunthur non solo noi, ma anche qualche cliente della libreria che era lì per caso. Ci vengono autografate le nostre copie e, dopo un caloroso ringraziamento per essere stati presenti, ci congediamo.

Aunthur: l'ascesa del Domithrill è in vendita in 4500 librerie fisiche sul territorio italiano e in tutti gli online store, anche in formato eBook.

http://www.medeirosgdario.com/
http://jailbreakarts.bigcartel.com/
https://www.facebook.com/JailbreakArts/



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