"Volete pepite e non patite l’epatite, ma patite l’apatia, paranoia e terapia, liriche telluriche, io te l’assicuro che non mi fermo neanche sotto una pioggia di shuriken!"
Marco è un rapper di Ostia che da sempre tiene alto lo stendardo dell'artista di strada impotente di fronte al macroscopico flusso di denaro padrone delle grosse etichette discografiche e del marketing in generale. Dalla produzione alla registrazione, dalla scrittura al mastering, Marco si è sempre mosso a proprie spese senza ricevere (né cercare) supporto di nessun tipo dai "big" della scena. Dopo circa dieci anni di attività, nei quali ha sfornato una innumerevole quantità di EP, album e mixtape, ha deciso di darsi "un nuovo inizio" col progetto Ronin. Ronin è in maniera omonima sia il nome del progetto che lo pseudonimo dell'artista, ed è rappresentativo per entrambi: in giapponese è il nome assunto da un samurai caduto in disgrazia o, in senso più figurato, citando Wikipedia, un uomo alla deriva.
In questa sua nuova "crociata", termine azzeccatissimo, Marco dà sfogo a tutta la sua spiritualità citando spesso situazioni religiose e, al tempo stesso, inclinandosi aggressivamente contro ogni forma di bigottismo e di ignoranza. Abusando volontariamente di riferimenti a figure mitologico/religiose e ruotando sempre attorno alle caratteristiche tradizioni del Giappone feudale, Ronin si mostra come un prodotto dal sound nostalgico e a suo modo violento, immerso in un'atmosfera cupa e pesante che, come lui stesso vuole farci capire, è la stessa che viviamo quotidianamente. Ronin assume spesso, infatti, l'aspetto di una forte denuncia sociale, esprimendo concetti chiari e decisamente crudi; a volte questo avviene in modo diretto e conciso, altre invece viene camuffato da metaforizzazioni a tema nipponico. C'è molto astio verso il sistema, molta rabbia nei confronti del "dio denaro": all'orecchio di chi sa ascoltare, nell'eco di ogni canzone c'è un inno alla meritocrazia.
"Stavo in lista d’attesa, fino a che non ho trovato la fede
fuori dalla tua chiesa, quella dove non ho mai messo piede.."
